Il travolgente successo di ChatGpt ha portato a muovere anche il Garante per la privacy che ha detto stop all’intelligenza artificiale. Si parla di un rischio molto pesante con una multa da 20 milioni di euro.
Negli ultimi mesi si è sdoganata la questione intelligenza artificiale sul web con tantissimi che si sono trovati così a generare contenuti gratuitamente scatenando anche qualche polemica.
L’intelligenza artificiale ha permesso anche a numerosi siti di informazione di stilare classifiche, di curiosare su quello che un computer riusciva a elaborare con i suoi dati a disposizione. Basti pensare ai siti di sport che hanno creato contenuto sulle formazioni più forte di tutti i tempi dei vari top club italiani.
Non sono mancate, fin da subito, le polemiche su questo tipo di servizio con molti che hanno alzato polemiche legate soprattutto all’utilizzo che ne potevano fare i minorenni. Così è dovuta scendere in campo l’autorità che ha voluto sottolineare alcuni particolari di non poco rilievo. Oggi però si rischia davvero di vedere chiudere quello che è l’intrattenimento del momento.
Il 31 marzo potrebbe essere il giorno in cui si potrà parlare con ChatGpt. Lo ha stabilito infatti il Garante per la privacy che ha sottolineato come ci debba essere effetto immediato alla limitazione provvisorio del trattamento dei dati degli utenti in Italia nei confronti di Open AI. Quest’ultima è l’azienda che gestisce la piattaforma in tutto il mondo e che l’ha sviluppata.
L’autorità ha rilasciato un comunicato in cui ha specificato: “Ha contestualmente aperto un’istruttoria. ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento“.
Il rischio ora è quello di incappare anche in una pesante multa con il Corriere della Sera che parla del rischio di una sanzione da ben 20 milioni di euro con l’Authority che si interroga anche sull’assenza di verifica dell’età dei minorenni. Inoltre è stato specificato come nonostante OpenAI non abbia sede nell’Unione Europea ha designato un rappresentante nello spazio in questione che deve comunicare al Garante col rischio di una pena pecuniaria fino a 20 milioni di euro o fino a un massimo del 4% del fatturato globale di un anno. Sui social, ci aspettiamo, che il pubblico inizierà a commentare e interrogarsi su questa possibilità.
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