Un’antica regola di saggezza invita a non buttare via mai nulla, perché nella vita tutto può tornare utile, prima o poi. Vale anche per il Fisco.
Settembre è un mese “caldo” anche sul fronte del Fisco. Tantissimi contribuenti italiani sono alle prese con varie incombenze, dal versamento dei contributi alla predisposizione degli ultimi documenti per la dichiarazione dei redditi relativa al 2022. Quel che molti ignorano, tuttavia, è che non basta rispettare le scadenze e presentare tutti i modelli richiesti per chiudere definitivamente il capitolo tasse e non pensarci più. La documentazione relativa alla dichiarazione dei redditi, in particolare, deve essere conservata ben un ben preciso lasso di tempo. Entro il quale l’Agenzia delle Entrate potrà effettuare tutti i controlli, le verifiche e gli accertamenti del caso. E se non siamo in grado di giustificare quanto dichiarato a suo tempo, sono guai…
Per quanto tempo vanno conservati i documenti a supporto della dichiarazione dei redditi con modello 730 o con modello Redditi Pf? La normativa fissa dei paletti ben precisi, ma prevede anche delle eccezioni. In ogni caso non si tratta di settimane o di mesi, ma di anni! Lo tengano presente i contribuenti – ormai quasi tutti – che hanno già presentato la dichiarazione dei redditi con modello 730, e i ritardatari che si stanno ancora accingendo a farlo (mentre, come noto, per chi la presenta con il modello Redditi c’è tempo fino al 30 novembre 2023). Vediamo insieme tutti i termini da rispettare.
Chi ha presenta il modello 730/2023 è tenuto a conservare la documentazione che supporta quanto dichiarato e inviato all’Agenzia delle Entrate. La tempistica prevista dalla normativa è di 5 anni, pertanto tutti i documenti rilevanti devono essere tenuti in archivio – e all’occorrenza esibiti, su richiesta dell’Ufficio competente – fino al 31 dicembre 2028. Ma, come accennato, ci sono eccezioni e diverse regole previste per persone fisiche e imprese.
Intanto, i documenti relativi alla dichiarazione dei redditi 2023 che andranno conservati fino al 31 dicembre 2028 sono gli elementi giustificativi più comuni, elencati qui di seguito.
I 5 anni in questione decorrono dalla fine del periodo d’imposta in cui la dichiarazione dei redditi viene trasmessa telematicamente, affinché possa essere agevolmente presentata ove richiesta dall’Agenzia delle Entrate. In difetto, il contribuente rischia ovviamente una contestazione con relativa (e più o meno pesante) sanzione. Ma non mancano le eccezioni a questa regola generale. Vediamole una per una.
Partiamo dalle spese di ristrutturazione della casa, che danno diritto alla detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi. La relativa documentazione si deve conservare per cinque anni, con decorrenza dal termine del beneficio della detrazione Irpef del 50, del 65, del 75 o del 110%. Di conseguenza, dato che le spese per le ristrutturazioni edilizie comportano un beneficio che, nella maggior parte dei casi, è spalmabile in 10 anni, dal momento della comunicazione in dichiarazione dei redditi al momento in cui sarà possibile cestinare la relativa documentazione dovranno passare almeno 15 anni. Lo stesso criterio vale in materia di spese relative al risparmio energetico, le quali danno accesso alla detrazione del 50 o del 65 per cento.
Il termine di conservazione fiscale dei documenti a supporto della dichiarazione dei redditi pari a 5 anni vale sia per persone fisiche sia per le imprese. Ma occorre prestare attenzione a un particolare aspetto: nel caso delle imprese, l’obbligo civilistico di conservazione delle scritture contabili (anch’esse necessarie per la predisposizione della dichiarazione dei redditi) è pari a 10 anni. Ne consegue che coloro che svolgono attività di impresa sono tenuti a conservare i documenti contabili con cui si è redatto il bilancio e predisposta la dichiarazione dei redditi per più di 5 anni. In questo caso, lo rimarchiamo, si tratta di un obbligo di carattere civilistico. Contribuente avvisato…
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