Insulti e commenti offensivi online: ora sono guai, la multa è salatissima

Se offendi qualcuno sul web rischi grosso, la multa può essere salatissima: novità importante per chi si lascia andare a insulti online

Appare ormai chiaro ed evidente a chiunque utilizzi il web, per lavoro o semplicemente per svago, come la comunicazione si sia evoluta online. E non sempre in meglio. Le offese e gli insulti sono all’ordine del giorno, complice spesso una facilità eccessiva nell’indignazione e nel giudizio.

Se fino a pochi anni fa il mondo dei social e dei blog era però un vero e proprio “far west” digitale, attualmente le cose sono cambiate, almeno in Italia, e bisogna fare molta attenzione. Se ti lasci andare a insulti e commenti offensivi, il rischio è che tu possa incorrere in una multa salatissima.

Martello del giudice e banconote da 100 euro
Insulti e commenti offensivi online: ora sono guai, la multa è salatissima (Pixabay) – Grantennistoscana.it

Al di là di ogni aspetto filosofico, sicuramente importante, relativo al comportamento sul web e ai meccanismi sociali che si sono instaurati all’interno della nostra società con il diffondersi di determinate piattaforme, è evidente che oggi la semplicità di offendere qualcuno vada di pari passo con la facilità con cui si possa diffamare un individuo, recando spesso danni incalcolabili alla reputazione, all’immagine e alla privacy delle persone coinvolte.

E uno dei nodi centrali su cui la giurisprudenza si è interrogata in questi anni è proprio questo, ossia il passaggio dall’offesa e l’insulto alla diffamazione. Quando questo viene infatti acclarato, è inevitabile che il colpevole debba incorrere in sanzioni per riparare ai danni creati. Sanzioni che, in molti casi, possono essere anche estremamente gravi.

Attenzione a offendere e insultare sul web: rischi una multa molto salata, i dettagli

La questione della responsabilità, in casi del genere, è comunque oggetto di dibattito. Se è chiaro che chi offende e insulta sia automaticamente responsabile del danno procurato, un ruolo significativo lo ricopre anche la figura dell’amministratore del blog, ossia del professionista e dell’individuo che gestisce un mezzo che consente a terzi di interagire, tramite la pubblicazione di contenuti, commenti, giudizi o altro, anche in forma anonima.

Con il meccanismo dello sharing e della condivisione, anche un semplice commento negativo sul web può trasformarsi, infatti, nel giro di poco tempo in qualcosa che va oltre il cyberbullismo, e che può diventare diffamazione e violazione della privacy, con conseguenze importanti non solo a livello personale, ma a quel punto anche economico.

Un ragazzo in lacrime per aver subito cyberbullismo
Insulti e offese sul web: se lo fai rischi grosso (Pixabay) – Grantennistoscana.it

Considerando l’evolversi della situazione, è quindi sempre più chiaro comprendere in cosa consista la diffamazione e cosa possa comportare. Quando si parla di diffamazione si parla di una condotta volta a offendere o screditare l’onore o la reputazione di una persona.

Questo reato è disciplinato dall’articolo 595 del codice penale, che prevede: la reclusione fino a un anno e la multa fino a 1.032 euro per chi offenda la reputazione comunicando con più persone; la reclusione fino a due anni con multa fino a 2.065 euro se l’offesa si concretizza tramite l’attribuzione di un determinato fatto.

A questo articolo si aggiunge un terzo comma che prevede un aggravamento della pena nei casi di offesa compiuta attraverso stampa, mezzi di pubblicità e atto pubblico, con reclusione da sei mesi a tre anni e multa non inferiore a 516 euro. I casi di diffamazione online, compiuta tramite l’utilizzo di social, blog o altro, rientrano ovviamente in quest’ultima casistica, quella dei “mezzi di pubblicità”.

Cosa rischia il gestore di un sito o di un blog in caso di diffamazione

La grande novità di questi giorni arriva però dalla Cassazione, che ha modificato leggermente le carte in tavola nel luglio 2025, depositando un’ordinanza molto importante. Quest’ultima prevede infatti che, d’ora in avanti, anche il gestore di un sito o di un blog potrà essere ritenuto responsabile della diffamazione scatenata dai commenti degli utenti sulla propria piattaforma, non appena ne venga a conoscenza tramite una segnalazione da parte dell’individuo leso.

Cosa vuol dire questo? In sostanza, se fino ad ora il titolare di un blog o di un sito era tenuto ad agire solo dopo aver ricevuto un avvertimento da una “conoscenza qualificata”, ossia un’autorità come un giudice o la polizia postale, da questo momento non ci sarà più differenza tra “conoscenza semplice” e “qualificata”. Una volta avvisato della potenziale illiceità (anche tramite una semplice lettura da parte dello stesso blogger), il gestore dovrà intervenire per arginare l’offesa.

La Suprema Corte ha comunque specificato che tale intervento immediato da parte del gestore debba avvenire solo in presenza di contenuti “manifestamente illeciti”, categoria che comprende minacce di morte, insulti razzisti o altri commenti di questo tipo, la cui gravità sia lampante.

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