La caratteristica numero 1 di un ambiente di lavoro tossico: te ne accorgi al colloquio

Il colloquio di lavoro è un rito cruciale per chi cerca un’occupazione. Ma ci sono molti dettagli a cui spesso non si presta attenzione. 

Recita un vecchio ma sempre valido proverbio che il buon giorno si vede dal mattino. Vale anche per i colloqui di lavoro: un rito a cui ognuno di noi almeno una volta nella vita si è sottoposto, con tutte le aspettative, le preoccupazioni e la tensione del caso. Ma spesso senza considerare che in quei pochi minuti che decidono del nostro futuro possiamo cogliere tutta una serie di avvisaglie – positive o negative – dell’ambiente che ci aspetta se e quando saremo assunti.

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Nell’iter di selezione possiamo individuare dei segnali che ci fanno capire che un lavoro con fa per noi – grantennistoscana.it

A volte, un ambiente lavorativo tossico può coglierci di sorpresa, nel senso che in un primo momento non ci saremmo mai aspettati di avere a che fare con certi colleghi, certe richieste e certe dinamiche. Ma nella maggior parte dei casi, se prestiamo la dovuta attenzione durante l’iter di selezione, possiamo individuare tutta una serie di segnali di che possono indurci ad accettare o rifiutare una data offerta di lavoro. Ecco una sorta di blacklist che può risparmiarvi gravi errori.

I moniti da cogliere durante l’iter di selezione

Qualcosa come il 65 per cento delle persone in cerca di lavoro considera le posizioni che prevedono più di tre cicli di colloqui come la principale “red flag” di un cattivo ambiente di lavoro, secondo un nuovo sondaggio Monster condotto su oltre 6.000 lavoratori. Il motivo? Un processo di selezione così lungo potrebbe indicare che l’azienda in questione è indecisa o disorganizzata. E dato che l’iter di assunzione presso un’impresa riflette la sua cultura, potrebbe non essere un buon segnale rivelatore di come gestirà altri aspetti dell’attività aziendale. Questa almeno è la chiave di lettura dell’esperta di carriera di Monster, Vicki Salemi, interpellata dai colleghi di CNBC Make It.

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In media i lavoratori entry-level devono affrontare un ciclo di assunzione della durata di circa sei settimane. (Grantennistoscana.it)

“In alcuni casi, c’è una ragione valida dietro a un processo di assunzione più lungo. Per esempio, alcuni dirigenti aziendali potrebbero essere in viaggio. O magari è difficile allineare i diversi programmi dei responsabili delle assunzioni”, aggiunge Salemi. “Ma se le cose si trascinano troppo per le lunghe, probabilmente significa che il datore non rispetta il tempo a disposizione del candidato o non è sicura di chi e/o cosa sta cercando”. È importante notare, tuttavia, che i colloqui di lavoro si stanno allungando da qualche tempo in tutti i settori. In media, i lavoratori entry-level devono affrontare un ciclo di assunzione della durata di circa sei settimane, secondo una recente ricerca curata da LinkedIn. Per i ruoli più senior, invece, il ciclo medio di assunzione arriva addirittura a sette settimane. Per quale motivo?

Se il datore di lavoro va coi in piedi di piombo

La crescente popolarità dei colloqui “lunghi” non è che la diretta conseguenza di un mercato del lavoro altamente competitivo, spiega Steven Leitch, career coach ed esperto di curriculum, interpellato sempre da CNBC Make It. “Con l’aumento del lavoro a distanza e un bacino più ampio di talenti accessibili alle aziende, tutti sono sempre più cauti e cercano più modi per valutare a fondo i candidati”, ha aggiunto. Tant’è. Non si può cambiare il processo di selezione di un’azienda. Ma si può senz’altro acquisire una migliore comprensione delle tempistiche di assunzione – e della logica a esse sottesa – in modo da sapere cosa aspettarsi.

iter di assunzione lunghi a causa della competitività
Avere un colloquio franco e trasparente con il responsabile delle assunzioni a monte può aiutarci a fare la scelta giusta. (Grantennistoscana.it)

Alla fine di un colloquio preliminare con un reclutatore o un responsabile del personale, Salemi suggerisce di porre la seguente domanda: “Qual è la tempistica per ricoprire questa posizione?”. Oppure: “Quali step successivi posso aspettarmi nel processo di selezione?”. Dopo un primo contatto, si può anche chiedere al reclutatore, o a chiunque sia il referente di turno, da quanto tempo la posizione è aperta. E se è possibile sapere per quale motivo si ricerca questa o quella figura professionale proprio in questo momento. “Alcune aziende potrebbero essere restie a condividere i dettagli, ma idealmente, la loro risposta può aiutarci a capire se la posizione vacante è dovuta al fatto che qualcuno si è licenziato, è stato promosso o se invece si tratta di un nuovo ruolo”, precisa Salemi. “Se accennano a licenziamenti o frequenti avvicendamenti, potrebbe essere un segnale di un posto di lavoro tossico“.

La maggior parte delle aziende vuole assumere rapidamente le persone giuste, conclude Salemi, “ma a volte sono rimaste scottate in passato con una decisione di assunzione sbagliata e vogliono andarci caute”. Avere un colloquio franco e trasparente con il responsabile delle assunzioni a monte può aiutarci a decidere se ci stiamo candidando a un lavoro per cui vale la pena essere pazienti o se invece è meglio prendere in considerazione altre opportunità.

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