La settimana lavorativa di quattro giorni è la soluzione: l’annuncio dell’Unione Europea

Da diversi mesi si parla della riduzione della settimana lavorativa a solo quattro giorni. Tra pro e contro, arriva l’annuncio dell’Unione Europea.

Se n’è parlato in lungo e in largo e se c’è chi pensa che la settimana lavorativa di soli 4 giorni sia una rivoluzione nel mondo del lavoro, altri credono che in parte si sia perso il senso della misura e del sacrificio. Eppure cresce il sentimento comune secondo cui il lavoro ormai sia più un obbligo che ci sottrae tempo prezioso da dedicare alle proprie passioni e ai propri interessi personali. E in parte è vero.

Cos'è la settimana lavorativa di 4 giorni
Cosa ne pensa l’Unione Europea della settimana lavorativa di 4 giorni – (Fonte ANSA) – Grantennistoscana.it

In una società sempre più performante e votata alla produttività a ogni costo, il riposo non è contemplato. Anzi, è una falla nel perfetto sistema del profitto. Ma fino a che punto si può sacrificare la propria vita in nome del lavoro? Questo interrogativo negli ultimi anni ha spostato così l’attenzione dal lavoro in sé e per sé al benessere del lavoratore. Stiamo parlando di una visione perlomeno inedita e strettamente collegata alla cura della persona a 360 gradi.

Ed è indubbio come una persona sia anche il frutto del suo mestiere, non sempre gratificante e a volte logorante. Ma non solo. Il granitico assunto sulla produttività si è scoperto come non regga se il lavoratore è stressato o peggio vittima di born-out o mobbing. In altre parole, garantire il benessere del personale implica una produttività maggiore e significativa, più di quella che si otterrebbe solo tramite turni di lavoro massacranti e riposo ridotto all’osso.

Insomma, un dipendente motivato non solo lavora meglio, ma è anche più concentrato e creativo. Al contrario, una condizione di forse stress fisico ed emotivo imprigiona il lavoratore che farà solo il minimo indispensabile e senza stimoli.

Cosa si intende con settimana lavorativa ridotta?

Ecco perché la settimana lavorativa ridotta sembra la soluzione, o se vogliamo il compromesso migliore, tra persona, lavoro e benessere. Da questo trinomio, quindi, nasce l’idea di lavorare solo quattro giorni alla settimana. Ma cosa implica esattamente una scelta del genere?

Non si parla di un orario compresso, ovvero nel caso di un full time 40 ore distribuite in quattro e non più cinque giorni, ma di una vera e propria riduzione oraria. Si lavorerebbe così “solo” 32 ore alla settimana, “guadagnando” un giorno libero in più.

Cos'è la settimana lavorativa di 4 giorni
Cosa prevede la settimana lavorativa di 4 giorni? – Grantennistoscana.it

E pur trattandosi di una strategia lavorativa introdotta già in alcuni Paesi, come Islanda, Spagna, Nuova Zelanda, Francia e Giappone, tutti Stati che stanno testando la fattibilità dal punto di vista aziendale, in altri – Italia compresa eccezion fatta per alcune società come Lavazza e Intesa Sanpaolo in cui è in fase di sperimentazione – resta un concetto abbastanza nuovo e da esplorare. Uno degli svantaggi che si è preso in considerazione, ad esempio, riguarda proprio il monte ore.

Alcuni lavoratori, infatti, potrebbero impiegare in realtà un bel po’ di tempo prima di ingranare come si deve con un orario ridotto. Ci sono sempre, insomma, scadenze e impegni da rispettare in meno tempo. Motivo per cui le aziende hanno anche pensato proprio a un orario compresso per far fronte a questa problematica. In questo modo però, è vero che si lavora un giorno meno, ma rimane invariato il monte ore che potrebbe generare solo ulteriore stress.

Insomma, sono ancora tantissimi gli aspetti da esaminare e trovare il giusto equilibrio tra società e personale potrebbe richiedere più tempo del previsto. È indubbio però, proprio come dicevamo prima, che i vantaggi siano diversi, come la soddisfazione derivante da una gestione migliore tra vita privata e lavoro, benessere e motivazione sul posto di lavoro, produttività maggiore e gratificazione personale. Ma cosa ne pensa l’Unione Europea?

Lavorare quattro giorni sì o no? Arriva la risposta dell’Unione Europea

Per il commissario europeo per l’occupazione e i diritti sociali Nicolas Schmit, la settimana di quattro giorni potrebbe essere la soluzione alla carenza di manodopera in Europa. Nello specifico, i settori che hanno difficoltà ad “attrarre” dipendenti potrebbero essere più allettanti, proprio in virtù della settimana lavorativa corta.

Cosa pensa l'Unione Europea della settimana lavorativa corta
Le parole di Nicolas Schmit – (Fonte ANSA) – Grantennistoscana.it

Se si garantisce, infatti, un benessere maggiore, è molto probabile che le aziende possano trovare più facilmente personale. In un’intervista all’agenzia di stampa portoghese ‘Lusa‘ lo scorso 25 maggio, Schmit ha spiegato come secondo lui il problema più grande nell’Unione Europea attualmente non sia tanto la disoccupazione in sé e per sé, ma la carenza di manodopera.

In altre parole, non è il lavoro che manca, ma la sua appetibilità, proprio perché si è sviluppata una coscienza critica sul lavoro e sul suo ruolo all’interno della società. Insomma, non si vive solo di lavoro, e magari anche mal retribuito. Ecco perché le nuove generazioni rivendicano con forza una politica del lavoro più inclusiva e attenta ai bisogni dell’individuo.

Il punto di vista Nicolas Schmit: cosa ci insegna l’esempio tedesco?

Molte industrie sono alla disperata ricerca di dipendenti e non riescono a trovarli perché le persone non vogliono lavorare lì o non hanno le competenze giuste“, ha spiegato Schmit. Diventa, quindi, fondamentale risultare più appetibili agli occhi dei giovani: “le nuove generazioni hanno una certa visione dell’equilibrio tra lavoro e vita personale“. Ma non solo. Si tratta di una visione graduale e irreversibile, motivo per cui adattarsi alle nuove esigenze diventa auspicabile.

Cosa pensa l'Unione Europea della settimana lavorativa corta
Le richieste della IG-Metall per tutelare i lavoratori – (Fonte ANSA) – Grantennistoscana.it

Anche se non esiste una posizione comune all’interno dell’Unione Europea sul tema. In questi giorni, ad esempio, il Portogallo lancerà la settimana lavorativa di quattro giorni su base volontaria e senza perdita di reddito per testarne l’efficacia. Sono state ben quarantasei aziende, che operano principalmente nei settori della consulenza, delle attività e tecniche scientifiche o dell’informazione e della comunicazione, ad aderire al progetto pilota.

Ci vorrà tempo, però, e soprattutto “negoziazioni tra le parti sociali” come ha sottolineato lo stesso commissario prendendo come esempio la Germania. Il più grande sindacato del paese, infatti, la IG-Metall, ha chiesto per diversi anni la diffusione della settimana lavorativa di soli quattro giorni nel settore metallurgico, ovvero uno dei settori più critici da questo punto di vista.

A parità di retribuzione, il sindacato ha chiesto la riduzione oraria da 35 a 32 ore per un motivo ben preciso. In questo modo, infatti, si eviterebbero i licenziamenti inevitabili con la transizione ecologica. Si tratta, tuttavia, al momento solo di una trattativa, ma destinata a ripensare il lavoro dalle sue fondamenta.

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