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Musetti punta in alto: Sinner, Alcaraz e una Davis da protagonista tra gli obiettivi per il 2026

Un talento che ha imparato a fare ordine: Lorenzo Musetti entra nel 2026 con idee chiare, ambizione alta e una rotta precisa. Una conversazione aperta, tra obiettivi dichiarati e consapevolezze maturate, per capire fin dove può spingersi il suo tennis di seta e acciaio.

Ha parlato a La Gazzetta dello Sport da “numero due d’Italia”, ma soprattutto da atleta che ha messo a fuoco il proprio processo. Durante il 2025, racconta, ha lavorato per crescere senza scorciatoie; ora guarda al 2026 come al banco di prova per stabilità e continuità. Non è un proclama, è una traiettoria. E il contesto conta: staff consolidato, routine più sobrie, un tennis meno “decorativo” e più utile.

La crescita, senza scorciatoie

La sua identità è nota. Il rovescio a una mano che sa aprire il campo. La qualità nelle smorzate. Il gusto per la soluzione diversa. Ma il mestiere si misura altrove: nelle percentuali al servizio, nelle risposte pesanti sulle prime, nella gestione dei punti lunghi. I passaggi chiave degli ultimi anni raccontano un potenziale reale: due titoli ATP (Amburgo 2022, Napoli 2022), best ranking n. 15 (26 giugno 2023, dati ATP). A Monte‑Carlo 2023 ha battuto Novak Djokovic; ad Amburgo 2022 ha superato Carlos Alcaraz in finale. E la prima grande settimana su erba nel 2024, al Queen’s, ha mostrato una base più trasversale. Sono fatti verificabili, non suggestioni.

Nel colloquio con la Rosea, Musetti ha spiegato di aver “asciugato” il suo gioco: meno fronzoli, più peso di palla. Chi lo segue da vicino nota un dettaglio ricorrente: la ricerca di un primo colpo più incisivo dopo la battuta. La differenza, a certi livelli, sta lì. E nella tenuta mentale quando la partita fa resistenza.

Il punto centrale è chiaro, e lo dichiara lui: avvicinare i vertici. L’obiettivo 2026 è arrivare a misurarsi con la velocità di pensiero e di esecuzione di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, e prendersi una Coppa Davis da protagonista. Non c’è retorica: c’è un modello tecnico‑agonistico cui tendere, e un ruolo di leadership da esercitare in azzurro.

Cosa serve per colmare il gap

Un servizio da élite: più prime in campo e punti diretti. Oggi la top‑10 tiene l’inerzia con il fondamentale iniziale: lì si gioca l’upgrade.

Aggressività sostenibile: attaccare con il dritto senza perdere il controllo nei momenti caldi. Tradurre la varietà in pressione costante.

Ritmo sulla superficie rapida: consolidare sul cemento l’efficienza che sulla terra è già naturale. Break point convertiti e salvati sono il termometro.

Programmazione: scegliere tornei e carichi per arrivare ai picchi nei Masters 1000 e negli Slam. L’obiettivo “top‑10” non è un’etichetta: è una soglia che cambia il calendario.

Capitolo nazionale. L’Italia ha vinto la Davis nel 2023 (fonte: ITF/ATP). Musetti c’era, dentro un gruppo guidato da Sinner e coeso intorno a un’idea semplice: ognuno fa la sua parte. “Essere protagonista”, nel 2026, significa portare punti pesanti in singolare, leggere le giornate difficili del compagno, accendere il doppio se serve. È un compito tecnico e, insieme, carismatico.

Fonti affidabili per questo quadro? Dichiarazioni rilasciate a La Gazzetta dello Sport; risultati e ranking verificabili su atptour.com; cronache de Il Tennis Italiano. Sui dettagli specifici della preparazione 2026 non esistono note pubbliche complete: dove i dati non sono confermati, è corretto fermarsi.

E allora la scena torna semplice. Tardo pomeriggio, campo vuoto, una serie di rovesci che tagliano l’aria. Quanti colpi servono per trasformare l’ispirazione in dominio? Forse meno di quanti pensiamo, se ogni colpo aggiunge un mattone al resto. La distanza da Sinner e Alcaraz non si azzera in un giorno: ma è nelle giornate normali che si costruiscono le eccezioni. E tu, in quale dettaglio riconosci il momento in cui un giocatore “arriva”?

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