Brutte sorprese per le famiglie italiane al rientro dalle vacanze estive. Riguardano il settore dei mutui: ecco cosa ci aspetta a settembre.
Caro mutui no stop insomma, malgrado la tassa sugli extra profitti delle banche voluta dal Governo Meloni. Che però rischia di trasformarsi in un boomerang per famiglie e imprese del Belpaese.
Siamo ancora in periodo agostano, momento di ferie per eccellenza. Ma il rientro dalle vacanze potrebbe rivelarsi ben poco piacevole per le famiglie italiane. Ad attenderle al varco ci sono innanzitutto gli aumenti dei prezzi attesi per il settore alimentare. Ma non solo: i rincari dovrebbero riguardare anche i carburanti, la ristorazione, la scuola e le assicurazioni. Infine, ultima nota dolente, dovrebbero crescere anche i mutui.
L’allarme rosso per le famiglie è scattato subito. Le prospettive infatti sono preoccupanti: a partire dal mese di settembre potrebbero aumentare non soltanto i mutui a tassi variabile ma anche quelli a tasso fisso. Tradotto in soldoni: un’autentica stangata per le famiglie che già sono alle prese col caro vita e con l’inflazione, col potere d’acquisto degli stipendi in costante calo.
Quanto potrebbe costare la tassa sugli extra profitti alle banche
In questo contesto si è inserita poi la decisione del governo di applicare una tassa sugli extra profitti delle banche (che ha già provocato la reazione critica della Bce, con tanto di lettera in arrivo da Francoforte, nettamente contraria al prelievo deciso dall’esecutivo italiano).
Secondo i calcoli del Sole 24 Ore la tassazione sugli extra profitti approvata dal governo lo scorso 7 agosto costerebbe alle prime sei banche italiane 2,47 miliardi di euro solo nel primo semestre 2023, una cifra che scenderebbe a 1,55 miliardi se per Intesa Sanpaolo e Unicredit venissero considerate soltanto le attività commerciali italiane.
Una mossa, quella del governo a guida Fratelli d’Italia, che ha concentrato ancor più l’attenzione sul tema del calo dei mutui. Ma non è finita qui: la decisione di Palazzo Chigi potrebbe avere ulteriori implicazioni per quel che concerne la concessione del credito. Cerchiamo allora di capire cosa potrebbe succedere a settembre coi mutui e con le banche.
Caro mutui e rialzi: ecco quello che potrebbe accadere a settembre
Come detto, tra i rincari in vista del prossimo autunno ci sono anche quelli che interessano i mutui. Le famiglie appena rientrate dalle vacanze potrebbero vedersi così presentare un conto salato a base di nuovi rialzi, tanto per i mutui a tasso fisso che per quelli a tasso variabile.
È uno scenario che viene esposto al quotidiano Il Secolo XIX da Guido Bertolino, responsabile business development di MutuiSupermarket.it, secondo il quale i mutui a tasso variabile nei prossimi mesi andranno incontro a una tendenza al rialzo. «Sicuramente i tassi variabili si muoveranno al rialzo nei prossimi mesi. Oggi l’Euribor 3 mesi, riferimento del variabile, è al 3,77% ed è chiaramente destinato ad allinearsi al tasso Bce nel giro di 2/3 mesi».
A luglio la Banca centrale europea ha portato a 4,25% il tasso Bce. E nell’ultima parte del 2023 ci sono da aspettarsi altri aumenti del costo del denaro. Anche se sul punto non c’è identità di vedute tra gli analisti. C’è chi si aspetta una pausa, mentre altri parlano di uno o anche due rialzi che farebbero impennare ancora di più i tassi dei mutui.
Preoccupa anche il fatto che i rialzi potrebbero coinvolgere anche il tasso fisso, a lungo rimasto fermo ma che già nei primi giorni di questo mese di agosto hanno cominciato di nuovo a mostrare segnali di incremento. «Gli indici Irs che determinano i tassi dei mutui a tasso fisso sono saliti di circa 10 punti base, è chiaro che questo aumento se dovesse mantenersi fino alla fine del mese si ripercuoterà sulle offerte di mutui a tasso fisso di settembre», è la conclusione di Bertolino.
Perché le maglie del credito si sono ristrette
Non è finita qui: oltre all’andamento di mercato le banche dovranno fare i conti con la nuova tassa sugli extra profitti. E questo potrebbe generare una nuova contrazione destinata a toccare anche i mutui.
Stando ai dati diffusi da Bankitalia a giugno i tassi sui prestiti concessi alle famiglie per l’acquisto della casa, comprensivi delle spese accessorie (Taeg), sono saliti di 7 punti rispetto a maggio (dal 4,58 al 4,65%). Questo ha portato, secondo i calcoli del Codacons, a un costo supplementare per le famiglie fino a 4 mila euro annuali dal 2021.
Inoltre dall’analisi della Banca d’Italia emerge come anche le maglie del credito delle banche si siano fatte più strette. A giugno è andata avanti la flessione dei prestiti alle imprese non finanziarie da parte delle banche (scesa del 3.2%, più ancora del -2,8% fatto registrare a maggio).
Nel secondo trimestre dell’anno è cresciuta inoltre la quota di operatori che hanno rilevato difficoltà da parte degli acquirenti a reperire il mutuo, salita dello 0,8% per raggiungere quota 30,9%. È il valore più alto registrato dalla fine del 2015. L’indagine di Bankitalia ha riguardato 1.455 agenti immobiliari, sentiti nel periodo compreso tra il 19 giugno e il 19 luglio 2023.
Risparmi delle famiglie italiane a rischio
Adesso si teme che, con la nuova tassa sugli extra profitti introdotta dal governo, le banche siano portate a dare un ulteriore giro di vite ai rubinetti del credito. Gli istituti di credito infatti potrebbero optare per una riduzione della quota di utili destinata all’aumento di capitale necessario per l’erogazione di nuovi prestiti.
Una sorta di decisione di “autotutela” – peraltro prevista da diversi analisti – davanti alla scelta dell’esecutivo di tassare gli extra profitti. Ma che minaccia di tradursi in una minore disponibilità delle banche a prestare liquidità a cittadini e imprese e rischia di compromettere la crescita economica dell’Italia.
Brutte sorprese insomma per le famiglie che, sferzate da caro vita e caro mutui non soltanto incontrano grandi difficoltà ad accedere ai prestiti. Già, perché le famiglie oltre alle difficoltà a farsi prestare soldi si vedono anche costrette a mettere mano ai risparmi in banca senza riuscire ad accantonare più nulla. La difficoltà estrema di risparmiare qualcosa purtroppo sembra essere diventata un’abitudine in questi ultimi anni.
In sostanza: come spesso – se non sempre – capita piove sul bagnato e si prospettano tempi duri dove in molti saranno costretti a tirare la cinghia per tirare avanti. Non stupisce dunque che, secondo la rilevazione mensile effettuata da Bankitalia, sia proseguita la forte flessione dei depositi, il cui valore ha toccato il minimo dell’ultimo triennio (2.444 miliardi di euro, mentre a maggio ci si aggirava intorno ai 2.614 miliardi).