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Economia

Se hai intenzione di trasferirti per risparmiare, non andare in queste città: sono le più care d’Italia

Sono molti gli italiani che decidono di dare una drastica svolta alla loro vita. Ecco i segreti per “cambiare aria” senza brutte sorprese. 

Mollo tutto e me ne vado. L’esperienza del Covid ha segnato gli italiani (e non solo) da tutti i punti di vista. Sul piano delle scelte di vita, i mesi di lockdown e restrizioni varie ci hanno insegnato a rivedere le priorità e mettere in prospettiva certe scelte di vita. Poi sono arrivate la guerra in Ucraina e l’economia sulle montagne russe, con l’inflazione al galoppo e il carovita fuori controllo. Ed è così che molti di noi hanno deciso di dare una drastica svolta alla propria vita.

Non trasferitevi mai in queste città, sono carissime! – grantennistoscana.it

Una delle motivazioni principali che stanno alla base dell’attuale esodo dalle grandi città ai paesini di campagna o montagna, o comunque ai centri urbani medio-piccoli, è sicuramente la necessità di risparmiare. La provincia da che mondo è mondo costa di meno, su tutti i fronti: dagli affitti alla spesa per il supermercato all’intrattenimento. Quando ci si trasferisce, però, bisogna scegliere con molta attenzione la meta di destinazione. Dati e statistiche alla mano, le differenze sul portafoglio possono essere considerevoli.

Dimmi dove vai e ti dirò quanto risparmierai

Sicuramente uno dei modi migliori per risparmiare e assicurarsi a una migliore qualità della vita è trasferirsi nei posti in cui tutto è più accessibile. Le principali città del Belpaese sono conosciute e apprezzate ovunque per le loro bellezze naturali e/o artistiche, per il fascino della vita culturale di cui pulsano, per la bontà dei loro prodotti tipici proposti da fiori di ristoranti e locali di tutti i tipi.

Ma non si può negare che il più delle volte si tratta di posti molto costosi. Un conto è starci per un weekend vacanziero, un altro è viverci tutto l’anno potendo contare solo sul proprio stipendio o sulla propria pensione. E con il recente aumento del costo generale della vita e del mercato immobiliare, anche le perle italiane per eccellenza si stanno sempre più svuotando di residenti stabili.

Secondo un recente studio Istat, in cima della classifica delle città più care d’Italia c’è la bellissima Bologna. (Grantennistoscana.it)

L’inflazione ha purtroppo comportato un inevitabile e rapidissimo aumento dei prezzi a 360 gradi. La buona notizia è che il caroprezzi non ha colpito ovunque allo stesso modo. Secondo un recente studio curato dall’Istat, in cima della classifica delle città più care d’Italia c’è la bellissima Bologna, capoluogo dell’Emilia-Romagna che il mondo intero ci invidia. L’inflazione nella “città dei portici” ha raggiunto addirittura il 7,8%, con un aggravio annuo per famiglia di circa 2mila euro (che per molti equivalgono a due mesi di stipendio o di pensione).

Mai però quanto Milano, per antonomasia una città carissima. Nella capitale della moda l’inflazione tocca il 7,9%, equivalente a una spesa annua per famiglia di oltre 2mila euro. Nella classifica troviamo anche – un po’ a sorpresa – Varese, messa ko dall’inflazione e dal caro vita. Qui l’incremento è pari al 7,4% che si traduce in un esborso extra di circa 1.900 euro all’anno/famiglia.

Spostandoci più a sud est della Lombardia, ecco Mantova, bellissima città che fa il suo ingresso nella top 10 delle province con un’inflazione a quota 7,7%, pari a una spesa annua per famiglia di 1.950 euro. Ma se il Nord piange, il Centro non ride. Il carovita picchia fortissimo in Toscana, e in particolare a Firenze. L’inflazione nella città dei Medici ha sfiorato addirittura l’8,4%! Va da sé che basta allontanarsi di pochi chilometri, approdando in uno dei tantissimi paesini che costellano le campagne, le colline e le montagne italiane, per trovare un quadro molto più favorevole.

Gli ultimi dati dell’Istat sull’inflazione

Le stime preliminari diffuse dall’Istat dicono che nel mese di agosto scorso si è registrata una decelerazione dell’inflazione. Fenomeno dovuto principalmente al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +7,0% a +5,7%). Nonché alla frenata dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,6% a +5,9%), degli Alimentari non lavorati (da +10,4% a +9,2%), dei trasporti (da +2,4% a +1,2%), dei Beni durevoli (da +5,4% a +4,6%). Ma anche, sebbene in misura minore, degli Alimentari lavorati (da +10,5% a +10,1%). Tutti questi effetti sono stati solo in parte compensati da una moderata accelerazione dei prezzi dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,6% a +4,0%) e dall’attenuazione della flessione degli Energetici regolamentati (da -30,3% a -29,0%).

Tra le città in cui gli effetti dell’inflazione si avvertono di meno spicca Cagliari. (Grantennistoscana.it)

Per concludere, tra le città in cui gli effetti dell’inflazione si avvertono di meno spicca Cagliari, che a giugno ha registrato un 6% con una spesa aggiuntiva di 1.127 euro. Ma ci sono anche Campobasso (6% e 1.099 euro in più), Trapani (5,7% e 1.087 euro di rincaro), Caltanissetta (5,7% e 1.087 euro), Sassari (6% e 1.080 euro). E ancora: Ancona (5,4% e 1.074 euro), Caserta (5,4% e 1.050 euro), Reggio Calabria (5,2% e 971 euro), Catanzaro (4,7% e 878 euro) e Potenza (3,8% e 750 euro). Chi vuole e può, ci faccia un pensierino…

Enrico DS

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