Pensioni, adesso c’è la conferma: il governo ha abbandonato quota 103

Importanti novità in arrivo per gli aspiranti pensionati con quota 103. Data la particolare congiuntura socio-economica, il governo ha introdotto un incentivo da valutare con estrema attenzione.  

Lavorare stanca, ma forse conviene. Almeno per chi aveva fatto un pensierino sull’ipotesi di andare in pensione con la tanto discussa “Quota 103” e, dopo le ultime novità annunciate dal governo guidato da Giorgia Meloni, potrebbe ripensarci. A conti fatti, infatti, varrebbe la pena – almeno nelle intenzioni di chi ha escogitato il nuovo incentivo – stringere i denti ancora un po’ per assicurarsi a fine mese un assegno più consistente. Ecco tutti i dettagli delle misure messe in campo dall’esecutivo targato FdI.

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Gli aspiranti pensionati con Quota 103 avranno la possibilità di chiedere al datore di lavoro di trasformare in stipendio la quota di contributi a loro carico. (Grantennistoscana.it)

La novità in questione riguarda i lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato che abbiano raggiunto (o che raggiungeranno entro il prossimo 31 dicembre) i requisiti di 62 anni di età e 41 anni di contributi. E che dunque potrebbero lasciare il lavoro con la formula “Quota 103”. Ma, aderendo al nuovo incentivo proposto, non lo faranno, in cambio di uno stipendio più ricco. Quando, come e perché? Scopriamolo insieme.

La proposta allettante ai potenziali pensionati con Quota 103

I lavoratori in questione avranno la possibilità di chiedere al datore di lavoro di trasformare in stipendio la quota di contributi a loro carico. E si tratta del 9,19 per cento della retribuzione, dunque non poco. Nelle scorse ore è stata diramata la circolare dell’Inps che di fatto sblocca il cosiddetto Bonus Maroni, introdotto con la legge di Bilancio 2023. Bonus ideato proprio allo scopo di convincere il maggior numero possibile di lavoratori a non ricorrere allo scivolo pensionistico previsto da Quota 103. Resta da capire se e quanto tale opportunità effettivamente convenga al lavoratore.

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Chi sceglie di aderire alla misura e continua a lavorare, rinuncia all’accredito contributivo per ottenere in cambio l’importo sotto forma di un incremento in busta paga pari al 9,19 per cento del proprio stipendio. (Grantennistoscana.it)

In poche parole, chi sceglie di aderire alla misura e continua a lavorare, rinuncia all’accredito contributivo per ottenere in cambio l’importo sotto forma di un incremento in busta paga pari, come detto, al 9,19 per cento del proprio stipendio (che corrisponde alla quota di contributi a carico dei lavoratori). E dato che il beneficio poteva essere richiesto dal 1° aprile scorso, i lavoratori che hanno presentato la domanda di rinuncia dell’accredito contributivo entro il 31 luglio scorso, avendo maturato i requisiti di accesso alla pensione entro tale data, hanno facoltà di chiedere che la rinuncia produca effetto a partire dalla prima decorrenza utile di quota 103.

La suddetta data del 1° aprile 2023 interessa gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive e alla gestione separata Inps. Nel caso dei dipendenti pubblici, invece, la rinuncia produceva effetti dal 1° agosto scorso. Ma c’è un aspetto da non trascurare: quando si andrà in pensione, si riceverà naturalmente un assegno un po’ più basso di quello che spetterebbe per aver lavorato più a lungo, proprio a causa del mancato versamento di quei contributi. Si tenga inoltre presente che il Bonus Maroni si può ottenere presentando apposita domanda all’Inps, e che l’istituto deve dare luce verde entro 30 giorni.

Il tema caldo delle pensioni degli italiani

In un paese che invecchia sempre più e fa sempre meno figli, come l’Italia, quello delle pensioni è un tema scottante e in cima all’ordine del giorno dell’esecutivo. I numeri parlano chiaro e sono implacabili. Avanti di questo passo, sarà difficile trovare le risorse per tenere in piedi l’attuale sistema pensionistico e presidenziale. E il governo in carica lo sa bene.

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“Tutti i soldi che recupereremo anche chiedendoli alle banche, anche tagliando i furbetti del reddito di cittadinanza e bloccando il superbonus per quelli che se lo possono permettere, finiranno in stipendi e pensioni” ha promesso Matteo Salvini. (Grantennistoscana.it)

“Siamo qui per restare 5 anni, quindi abbiamo altre 4 manovre economiche: quest’anno la priorità sono gli stipendi e le pensioni”, ha detto Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, intervenendo  a margine dell’assemblea generale di Assimpredil Ance, ha parlato della prossima legge di bilancio. “Tutti i soldi che recupereremo anche chiedendoli alle banche, anche tagliando i furbetti del reddito di cittadinanza e bloccando il superbonus per quelli che se lo possono permettere, finiranno in stipendi e pensioni. Nell’immediato anche per un bonus sulla benzina e sulle bollette delle luce soprattutto per famiglie a reddito più basso”, ha aggiunto l’esponente della Lega.

Con l’occasione, Matteo Salvini ha fatto il punto anche sulle polemiche per l’ipotesi di un nuovo condono edilizio. “Ci sono i Comuni di tutta Italia che hanno gli uffici tecnici intasati da centinaia di migliaia di piccole pratiche, ovviamente stiamo parlando di piccole difformità – ha spiegato -. Gli abusi su area sismica e a rischio ovviamente vanno abbattuti a suon di ruspe. Io penso che per i Comuni sarebbe un grande incasso: una finestra in più o in meno non ti cambia un palazzo. Ma per i cittadini sarebbe ritornare in possesso di un bene da mettere sul mercato”. Ma questa – benché sempre di “cassa” si tratti – è un’altra storia…

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