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Pesci mangia plastica sono il nuovo fenomeno che interessa molte spiagge italiane: ecco di cosa si tratta

Sempre più diffusi i pesci mangia plastica, un nuovo tentativo dei gestori delle spiagge italiane per difendersi dal galoppante problema dell’inquinamento: ecco cosa sono

Se fino a qualche decina d’anni fa le spiagge erano luoghi incontaminati dove la bellezza del mare incontrava la poesia della sabbia e i colori del sole che riflettevano sull’acqua, oggi invece non è sempre così. Sono moltissimi i litorali interessati da uno dei maggiori problemi del nostro periodo, quello dell’inquinamento da plastica: ne produciamo e ne consumiamo troppa, spesso smaltendola male e causando la sua fine nei fiumi e poi nei mari, quindi sulle spiagge.

Pesci mangia plastica, sono in tutte le spiagge: ecco cosa sono (grantennistoscana.it)

Il problema riguarda sia la fauna marina, poiché deve convivere con un nuovo elemento del tutto estraneo al proprio ambiente ma purtroppo a volte letale per la sopravvivenza di pesci e altre specie marine, sia la flora del mare e della spiaggia, nonché il turismo. Non a caso, in tutto il mondo sono tantissime le persone che quotidianamente si recano in spiaggia con guanti di lattice e sacchi dell’immondizia per raccogliere bottiglie, sacchetti, giocattoli rotti e tutti gli altri rifiuti, ma non basta. Ecco quindi la nuova invenzione delle spiagge italiane: arriva il pesce mangia plastica.

La plastica nel mare: qualche numero

Sono numeri incredibili quelli pubblicati da uno studio guidato da Marcus Eriksen, co-fondatore dell’organizzazione no-profit californiana 5 Gyres Institute. Secondo quanto riscontrato, a partire dal 2005 il numero di frammenti di plastica nei mari è aumentato come mai prima di quel momento: il peso complessivo della massa che annualmente raggiunge il mare è di 8 milioni di tonnellate  e si tratta di più di 170 miliardi di frammenti, immessi con una velocità che, entro il 2040, è destinata a triplicare.

Plastica in mare: i numeri del fenomeno e proiezioni sul futuro (grantennistoscana.it)

Il lavoro si è basato sui dati raccolti tra il 1979 e il 2009 da più di 12mila stazioni, dislocate in sei regioni marittime di tutto il mondo: Mar Mediterraneo, Oceano Indiano, Pacifico Settentrionale e Meridionale, Oceano Atlantico Settentrionale e Meridionale. Le informazioni raccolte hanno dato come anno di svolta il 2005, periodo a partire dal quale c’è stato un rapido aumento della plastica nel mare.

Secondo il WWF, inoltre, ogni anno sono più di 100mila gli animali a morire a causa della plastica in mare e, ad oggi, più di 700 specie animali sono entrate in contatto con il fenomeno. La plastica, quindi, viene spesso confusa dai pesci e viene ingerita come se fosse cibo ma questo causa blocco intestinale, soffocamento e parti del corpo impigliate, che impossibilitano il nuoto e il movimento.

Plastica nel mare: gli animali si trovano a mangiarla o a rimanerci incastrati (grantennistoscana.it)

La maggior parte dei dati è stata raccolta dalle piattaforme presenti sull’Atlantico e sul Pacifico Settentrionale ma, in generale, l’impennata dell’inquinamento di plastica che il mondo ha vissuto a partire dal 2005 riflette che, a partire da quell’anno, è incredibilmente aumentata anche la produzione di questo materiale e non sono andate di pari passo le politiche di gestione dei rifiuti.

L’impatto sugli animali

Andando un po’ più nel dettaglio, ciò che più mette a rischio pesci e uccelli del mare sono le buste di plastica, le reti e gli scarti della pesca, i rifiuti di gomma, palloni e palloncini e utensili. Secondo uno studio effettuato dalla Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization dell’Australia, i principali killer sono i sacchetti, che causano blocchi intestinali a tartarughe, delfini e balene. Si pensi che, l’ingestione di plastica da parte di un animale porta a una possibilità del 90% di morte certa: si stima che se non cambia qualcosa, entro 30 anni nel Mediterraneo i pesci saranno meno della quantità di plastica.

Chi butta la plastica nel mare?

Altra domanda estremamente lecita è questa: quali sono i paesi che riversano i propri rifiuti di plastica nel mare, anziché smaltirli correttamente? Secondo uno studio pubblicato su Science, oltre 5 degli 8.8 milioni di tonnellate sono prodotte da cinque paesi asiatici tra cui la Cina, le Filippine, la Thailandia, il Vietnam e l’Indonesia: solo questi sono responsabili del 60% della plastica negli oceani. Chiudono la Top Ten alcuni paesi dell’Africa e dell’Asia.

Cosa sono i pesci mangia plastica: li vedrete in ogni spiaggia

La plastica, essendo in mare, arriva poi sulle spiagge, allietando le passeggiate degli inconsapevoli turisti che, se capitano nel giorno e nel posto sbagliato, si trovano a dover fare lo slalom tra rifiuti di qualsiasi tipo. Molti comuni italiani, proprio per fronteggiare questo problema e per cercare di arginarlo, hanno portato avanti massicce campagne di sensibilizzazione in primis per invitare la popolazione ad usare meno prodotti di plastica e, quindi, a immetterne meno nell’ambiente.

Spiagge: raccolta dei rifiuti e nuovi contenitori appositi (grantennistoscana.it)

Inoltre, sul litorale del Comune di Taranto, sul lungomare di Cetraro, ad Ascea nel Cilento e nel comune d Mondolfo-Marotta nelle Marche sono arrivati i pesci mangia plastica. Si tratta di contenitori giganti, a forma di pesce, dedicati proprio allo smaltimento corretto della plastica: la loro forma è molto interessante e dà anche un tocco artistico al litorale, rendendo un problema un’ulteriore occasione per abbellire le zone di passaggio.

Giulia Belotti

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