Crescere i figli è uno dei compiti più difficili al mondo, soprattutto perché si impara facendo. Ecco però i dieci errori più comuni
Quando nasce un bambino, nascono anche una mamma e un papà: nessuno dei due neo-genitori si era mai trovato a svolgere quel lavoro prima di quel momento e, proprio per questo motivo, da quell’attimo le loro vite saranno per sempre travolte e modificate. Man mano che il pargoletto cresce, anche i genitori imparano a capire il suo carattere, il suo modo di fare e le sue idee: oggi, però, vi parliamo dei dieci errori più comuni commessi nell’educazione dei figli.
Sia ben chiaro: qui nessuno sta giudicando nessuno. Ogni genitore fa sempre il meglio per i propri figli e anche le scelte educative meno condivisibili sono spesso frutto dell’impegno e della credenza che siano utili e costruttive. Illustrandovi però i dieci errori più comuni commessi dai genitori nell’educare i propri figli, vorremmo dare a tutti e a noi stessi in primis qualche consiglio in più in merito a quale sia il modo migliore, secondo gli educatori, per gestire le situazioni difficili e di crisi. Ecco quindi il nostro decalogo.
Iper attenzione, non dire mai di no ed incapacità di mantenere la calma
Uno degli errori più comuni e più riconosciuti come tali è l’iper attenzione, cioè l’avere gli occhi sempre e costantemente puntati sul bambino per controllare che non cada, che non si faccia male e che non succeda niente.
Se questo da un lato è fisiologico, diventa problematico nel momento in cui si concretizza in frasi del tipo: “Attento!”, “Non correre!”, “Non andare veloce!” anche nei momenti di gioco, quando il bambino è per forza all’interno di dinamiche di quel tipo. Secondo gli educatori e gli psicologi, questo impedisce al bambino di misurarsi con i propri limiti e di fare esperienza dell’errore.
Un altro errore molto comune e che, secondo gli esperti, si esemplifica bene al supermercato, è quello dei genitori che non riescono dire di no al proprio figlio. Davanti a corsie piene di snack gustosi o di giochi colorati, spesso i piccoli di casa fanno i capricci per comprarne qualcuno: non sapersi impuntare nel dirgli di no e invece concedergli ogni volta ciò che vogliono, però, non è corretto e instaura un rapporto genitore-figlio dove viene a mancare la componente a cui spetta prendere le decisioni, che rimane il genitore.
Terzo errore molto comune è la poca capacità di mantenere la calma. I bambini sfogano le proprie frustrazioni piangendo e scatenandosi anche fisicamente, poiché non hanno ancora gli strumenti per metabolizzare le emozioni negative. Rispondere a questi sfoghi dicendo a proprio figlio che è scorbutico, maleducato e criticando ciò che sta provando e facendo non lo aiuterà a comprendere quanto sta accadendo. Al contrario, si può dirgli che non si è contenti di quanto è successo e lo si può aiutare a verbalizzare le sue emozioni, parlando della sua rabbia o del suo nervosismo.
Intromettersi nelle sue relazioni, crederlo perfetto o metterlo in competizione
Questi tre errori sono correlati tra loro. Il primo identifica quelle situazioni in cui, per esempio al parco giochi o alla ludoteca, il proprio bambino viene spintonato da un altro piccolino e il genitore corre dall’altro genitore per fargli notare quanto è appena accaduto. In questo caso, secondo gli educatori, sarebbe meglio lasciare i bambini autonomi nel gestire questa situazione.
Dall’altro lato, credere il proprio bambino come l’unico che fa sempre tutto giusto e proteggerlo dai mali del mondo lo mette sotto a una campana di vetro che, invece di proteggerlo, rischia di farlo crescere pieno di sé e poco conscio dei propri limiti. Se quindi non è corretto pensare e verbalizzare che proprio figlio sia sempre il più educato, il più giusto e quindi la vittima di eventuali situazioni di crisi, dall’altro non è neanche corretto confrontarlo sempre con gli altri, credendoli tutti più bravi e più educati del proprio e quindi sottolineando come lui non sia bravo come loro.
Ogni bambino ha i suoi tempi, sia a scuola che nello sviluppo della propria personalità: lasciarlo maturare significa anche saper aspettare, guidarlo senza mettergli fretta e non imporgli tempi che non sono suoi.
Aiutarlo in ciò che dovrebbe fare da solo, anticipare i suoi desideri e non armonizzare in famiglia
Soprattutto nei primi anni scolastici e di fronte alle prime difficoltà, l’amore di un genitore spesso e volentieri vorrebbe impedire al bambino di provare frustrazione di fronte a dei compiti che non riesce a svolgere. In realtà, farli al posto suo non lo aiuta, anzi: in questo modo, la scuola perde quel carattere di sfida con sé stessi e subentra la noia e la perdita di interesse.
Se quindi il bambino chiede aiuto è giusto che i genitori ci siano per lui ma, in caso contrario, è bene lasciarlo sperimentare, sbagliare e quindi correggere. Allo stesso modo, anticipare i suoi desideri prima che li verbalizzi è scorretto, poiché impedisce ai figli di vivere i propri sogni e di imparare a riconoscerli e ad esprimerli: sebbene li conosciate, aspettate che siano loro a proporveli.
Infine, tassello fondamentale di un’educazione corretta è che i genitori vadano d’accordo sulle scelte educative del figlio. Anche se separati o divorziati, è importante che la vedano allo stesso modo sulla maggior parte delle questioni: questo farà sentire i figli al sicuro e gli darà dei paletti certi da seguire, con i quali crescere e sviluppare delle proprie idee e una propria personalità solida.