Luglio 2023 è il più caldo della storia, ma è solo l’inizio: nel 2024 ci saranno temperature infernali

L’estate 2023 è già considerata una delle più roventi di sempre, ma il peggio deve ancora arrivare: parola di scienziato. 

Dopo una primavera insolitamente fredda e piovosa (almeno dalle nostre parti), l’estate di quest’anno ha spiazzato tutti con le sue temperature da record. Secondo gli esperti della Nasa luglio 2023 potrebbe essere il mese più caldo da migliaia di anni a questa parte. Ma la vera notizia è un’altra: il 2024 sarà anche peggio.

luglio 2023 caldo record 2024 sarà ancora peggio
Luglio rovente ma il prossimo anno andrà peggio. (Grantennistoscana.it)

Ne è convinto Gavin Schmidt, climatologo e direttore del Goddard Institute for Space Studies della Nasa, che ha formulato la sua previsione nel corso di un incontro che si è tenuto a Washington. Assieme a lui c’erano altri vertici dell’organizzazione e diversi scienziati per discutere dei fenomeni atmosferici legati alla crisi climatica che stanno interessando un po’ tutto il pianeta.

El Niño sul banco degli imputati

All’origine dell’innalzamento delle temperature c’è anche El Niño, un fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico. E secondo gli esperti raggiungerà il picco verso la fine di quest’anno. “Con l’ultimo grande El Niño, ogni anno dal 2014 al 2016 si è superato il record di temperatura globale e il 2016 è attualmente l’anno più caldo mai registrato sulla Terra”, ha dichiarato Schmidt. “Ma il caldo a cui stiamo assistendo non è dovuto propriamente a El Nino”.

crisi climatica coinvolge anche gli oceani
I devastanti effetti della crisi climatica sono stati riscontrati anche negli oceani. (Grantennistoscana.it)

Le emissioni di gas serra dovute all’utilizzo di combustibili fossili sono la causa principale del cambiamento climatico e del caldo estremo che interessano tutto il pianeta. Bell Nelson, amministratore della Nasa, ha voluto porre l’accento su alcune iniziative che la Nasa ha intrapreso per il monitoraggio della crisi climatica. A partire dall’Earth Information Center, che si basa sui dati provenienti da 25 satelliti.

A destare particolare preoccupazione è il fatto che i devastanti effetti della crisi climatica sono stati riscontrati anche negli oceani. E in particolare nell’Atlantico, che ha registrato un importante aumento delle temperature. Si tratta di un problema che ha ricadute anche sul resto del pianeta, e non solo sui mari e gli oceani, avverte Carlo Del Castillo, alla guida dell’Ocean Ecology Laboratory della Nasa.

Una strada senza ritorno

La comunità scientifica riconosce l’eccezionalità dei cambiamenti che stiamo toccando con mano, ma non se ne stupisce. Perché sono del tutto in linea con le previsioni che sono state formulate nel corso degli ultimi anni. “Stiamo assistendo a cambiamenti senza precedenti in tutto il mondo”, ha ammonito ancora Schmidt. “C’è stato un aumento delle temperature negli ultimi quattro decenni. Giugno è stato il mese più caldo della Terra e luglio si avvia a essere lo stesso”.

luglio 2023 caldo record 2024 sarà ancora peggio
Il 3 e il 4 luglio scorsi sono stati i giorni con la temperatura media più alta sulla superficie dell’intero pianeta. (Grantennistoscana.it)

In particolare, il 3 e il 4 luglio scorsi sono stati i giorni con la temperatura media più alta sulla superficie dell’intero pianeta da quando – più o meno all’inizio del secolo scorso – sono cominciate le rilevazioni con strumenti affidabili. Da tutto ciò si evince che il 2023 potrebbe stabilire il record di anno più caldo di tutti i tempi. Secondo i calcoli di Schmidt la probabilità che ciò accada è del 50%, mentre altri modelli indicano come percentuale all’80%.

Il prezzo da pagare

A pagarne il prezzo sono soprattutto gli esseri umani e l’ambiente. Il cambiamento climatico “ha un impatto sulle persone e sugli ecosistemi di tutto il mondo”, sostiene Kate Calvin, capo scienziato e consigliere senior per il clima dell’ente spaziale statunitense. Basti guardare all’Italia e agli effetti prodotti dalla siccità e dalle settimane di caldo record, con l’aggiunta delle recenti alluvioni. E non va certo meglio negli Stati Uniti, tra paurose inondazioni e nubi di fumo che avvolgono grandi città come New York, a causa degli incendi scoppiati in Canada.

“Si pensa alla Nasa come agenzia spaziale o come agenzia di ricerca aeronautica”, ha dichiarato ancora Nelson, ma “è anche un’agenzia per il clima”. Oltre all’Earth Information Center, i vertici dell’agenzia statunitense hanno illustrato una serie di altri progetti, tra cui quelli che puntano a monitorare l’inquinamento atmosferico, le emissioni di metano, gli uragani e i cicloni tropicali. Tra le soluzioni per contribuire alla riduzione dell’inquinamento che riscalda il pianeta, invece, i dirigenti della Nasa puntano su forme di trasporto aereo a minore contenuto carbonico.

La CO2 è tra i gas serra che più contribuiscono al riscaldamento globale. In un nuovo lavoro dello Scientific Visualization Studio (Svs) la Nasa spiega dove viene prodotta la maggior parte di questo cruciale elemento e come cambia la sua distribuzione nell’atmosfera nell’arco di un anno. In tre video, che consentono di osservare diverse aree del pianeta, gli esperti mostrano le principali fonti di CO2 nell’atmosfera. Ed evidenziano le emissioni dovute alla combustione dei carburanti fossili e alla combustione della biomassa, e il riassorbimento della CO2 atmosferica da parte degli ecosistemi terrestri e dell’oceano. La conclusione è che si riscontano concentrazioni più elevate di emissioni di combustibili fossili rilasciate dai paesi europei e dall’Arabia Saudita. Con una meno evidente nuvola rossa di combustioni proveniente dall’Africa centrale.

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