Puoi andare in pensione a 63 anni: ma attenzione a questi requisiti fondamentali

L’Anticipo pensionistico consente di lasciare il lavoro prima della scadenza standard, ma solo a certe imprescindibili condizioni. 

Un altro anno lavorativo è ormai alle porte e sono in molti gli over 60 a un passo dalla pensione che proprio in queste settimane vacanziere stanno cercando di capire se esista la possibilità di una “finestra” per l’uscita anticipata dal lavoro, senza arrivare a ridosso dei 70 anni come previsto dall’ultima riforma introdotta in materia. Una soluzione tra le altre, a metà strada tra la pensione standard e un ammortizzatore sociale, è l’Anticipo pensionistico sociale (da cui l’acronimo di Ape). Vediamo insieme di cosa si tratta.

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L’Ape Social è una misura piuttosto vantaggiosa e che ha riscosso ampio gradimento tra gli aspiranti pensionati. (Grantennistoscana.it)

L’Ape è in vigore dal 2017 e scade ufficialmente il 31 dicembre prossimo, anche se il Governo probabilmente la confermerà anche per il 2024. Si tratta in effetti di una misura piuttosto vantaggiosa e che ha riscosso ampio gradimento tra gli aspiranti pensionati. Grazie all’Ape, il lavoratore ha la possibilità, in alternativa alla pensione ordinaria, di congedarsi a 63 anni. Ma solo a determinate condizioni: eccole una per una.

Tutte le condizioni da rispettare per l’accesso all’Ape

L’Ape è una prestazione che lo Stato riconosce solo ed esclusivamente a tutti quei soggetti che hanno delle particolari problematiche familiari, di salute o sul lavoro. I requisiti cambiano a seconda della categoria dei beneficiari e non è facile orientarsi tra i criteri stabiliti dalla complessa normativa vigente. Molti contribuenti che hanno fato domanda per l’Ape sociale, infatti, si sono visti respingere la domanda per i motivi più svariati.

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L’Ape sociale è una misura che è destinata solo a 4 tipologie di beneficiari: i caregiver, gli invalidi, coloro che svolgono un “lavoro gravoso” e i lavoratori rimasti disoccupati. (Grantennistoscana.it)

Nello specifico, L’Ape sociale è una misura che è destinata solo a 4 tipologie di beneficiari: i caregiver, gli invalidi, coloro che svolgono un “lavoro gravoso” e i lavoratori rimasti disoccupati. Per i primi, i secondi e i quarti, se hanno almeno 63 anni di età, è richiesta una carriera contributiva non inferiore a 30 anni. Per quanti svolgono una delle attività considerate (l’apposito elenco è consultabile nella pagina dedicata alla misura sul sito istituzionale dell’INPS), invece, oltre ai 63 anni di età è richiesta una carriera minima di 36 anni di versamenti. Ma edili, ceramisti e addetti ad altri lavori particolarmente gravosi fanno eccezione, potendo sfruttare la misura con “soli” 32 anni di versamenti.

I requisiti particolari per l’accesso all’Ape

Non è finita. Oltre ai requisiti generali appena elencati, la legge ne prevede altri, più specifici e diversi da categoria a categoria. E spesso è qui che molte domande “cadono“, tagliando fuori i potenziali beneficiari. Prendiamo il caso dei caregivers: l’età e i contributi “giusti” non bastano per poter accedere alla pensione con l’Ape sociale, visto che l’assistenza al parente disabile grave deve essere iniziata almeno 6 mesi prima della presentazione della domanda. Diversamente non si ha diritto alla prestazione.

E per dimostrare che quel requisito temporale sia rispettato, occorre che sia provata la coabitazione del disabile con il soggetto che richiede l’Anticipo pensionistico sociale. Quanto alla persona invalida, deve essere riconosciuta tale dalle competenti commissioni mediche per le invalidità civili delle Asl, e in percentuale non inferiore al 74%.

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L’indennità dell’Ape Sociale decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda di accesso al beneficio, se a quella data sussistono tutti i requisiti e le condizioni previste dalla legge. (Grantennistoscana.it)

I disoccupati che aspirano all’Ape devono aver perso il posto di lavoro indipendentemente dalla loro volontà. La misura è infatti appannaggio di coloro che rientrano nel perimetro della Naspi. E, come noto, se le dimissioni dal posto di lavoro sono volontarie (salvo quelle per giusta causa), la Naspi è inaccessibile – e di conseguenza lo è anche l’Ape sociale. Quanto al lavoro gravoso, la mansione deve essere ben indicata nelle buste paga e nei contratti di lavoro del contribuente interessato alla pensione. Inoltre, il lavoro gravoso che dà diritto all’Ape sociale deve essere stato svolto dal richiedente per 7 degli ultimi 10 anni di carriera o per 6 degli ultimi 7 anni.

Decorrenza e durata dell’ape sociale

L’indennità dell’Ape Sociale decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda di accesso al beneficio, se a quella data sussistono tutti i requisiti e le condizioni previste dalla legge, naturalmente previa cessazione dell’attività lavorativa. L’Ape Sociale viene corrisposto ogni mese per 12 mensilità nell’anno fino all’età prevista per il conseguimento della pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento di un trattamento pensionistico diretto anticipato o conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.

Al fine di valutare se le risorse finanziarie stanziate risultano sufficienti a copertura del beneficio rispetto al numero degli aventi diritto, L’Inps procede a un apposito monitoraggio. Quest’ultimo viene effettuato sulla base della maggiore prossimità al requisito anagrafico di vecchiaia e, a parità di requisito, sulla base della data di presentazione della domanda di riconoscimento delle condizioni.

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