Vuoi andare prima in pensione? Il contratto di espansione ti viene incontro: come usufruirne

Un’interessante opportunità per chi vuole anticipare la pensione è data dal contratto di espansione: ecco come funziona e quali sono i requisiti. 

Per chi ha già alle spalle decenni di lavoro e contributi versati, la pensione è sicuramente una prospettiva molto allettante. Come noto, negli scorsi anni una serie di riforme ha progressivamente innalzato l’età del pensionamento, portandola di fatto a ridosso dei 70 anni. Ovviamente con tutte le deroghe e le eccezioni del caso: la normativa su questo fronte è quanto mai articolata e complessa. Ma ci sono anche delle possibili finestre per anticipare – e non poco – il momento della messa a riposo. Una di queste va sotto il nome di “contratto di espansione”. Di cosa si tratta esattamente? Scopriamolo insieme.

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Il contratto di espansione è probabilmente la forma più diffusa di prepensionamento. (Grantennistoscana.it)

Il contratto di espansione è un accordo tra impresa e dipendenti che consente il pensionamento anticipato fino a un massimo di 5 anni. Ad oggi è probabilmente la forma più diffusa di prepensionamento a carico delle aziende. L’obiettivo è quello di favorire l’uscita dei dipendenti più avanti con gli anni e l’ingresso di nuove leve, promuovendo così il ricambio generazionale. Ma con il costo necessario al pensionamento anticipato a carico delle aziende. Vediamo di capire se, quando e a chi conviene.

Il contratto di espansione dalla A alla Z

Il contratto di espansione è stato introdotto in forma sperimentale nel 2019 con il decreto Crescita, e ha riscosso negli anni un crescente successo. La legge di Bilancio 2022 l’ha prorogato fino all’anno in corso e ne ha ampliato la platea dei beneficiari, coinvolgendo anche le aziende con almeno 50 dipendenti. E a quanto pare la misura sarà confermata anche per il 2024. Alla base c’è una condizione essenziale: l’azienda deve sostenere tutti i costi dell’operazione, con una maggiorazione del 15% per far fronte agli oneri per il pagamento delle indennità di espansione e dei relativi contributi figurativi.

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La formula prevede una maggiorazione del 15% delle somme complessivamente dovute all’Inps. (Grantennistoscana.it)

I potenziali beneficiari sono i lavoratori a cui mancano non più di 5 anni per il raggiungimento della pensione. Ma le condizioni da rispettare sono molte. Come ha chiarito l’Inps nella circolare n. 48 del 24 marzo, il contratto di espansione deve prevedere, tra le altre cose, il numero dei lavoratori da assumere e i relativi profili professionali compatibili con i piani di reindustrializzazione o riorganizzazione, la programmazione temporale delle assunzioni, l’indicazione della durata a tempo indeterminato dei contratti di lavoro, compreso il contratto di apprendistato professionalizzante di cui all’art. 44 del decreto legislativo n. 81/2015.

Gli oneri per il datore di lavoro

Quanto al datore di lavoro, per lo scivolo dei propri dipendenti deve farsi carico dei costi necessari per riconoscere loro un’indennità mensile pari alla pensione maturata al momento della risoluzione consensuale, la contribuzione figurativa correlata, in modo da consentire il raggiungimento dei requisiti contributivi richiesti per andare in pensione. Come anticipato, inoltre, sia che si paghi in un’unica soluzione, sia che si opti per la fideiussione bancaria, si applica una maggiorazione del 15% delle somme complessivamente dovute all’Inps per il pagamento della sola indennità di espansione.

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Contratto di espansione, gli oneri del datore di lavoro – grantennistoscana.it

Da tutti questi costi bisogna però sottrarre l’importo che il dipendente avrebbe teoricamente percepito di Naspi (fino a un massimo di 24 mesi), con il riconoscimento dei contributi figurativi ridotto di un ammontare pari alla contribuzione figurativa che sarebbe stata riconosciuta con la Naspi. Inoltre, per quest’anno, in caso di aziende con più di 1.000 dipendenti che si impegnano ad assumere con contratti a tempo indeterminato, il bonus è incrementato in proporzione di 1 a 3 rispetto ai lavoratori prepensionati, mentre viene riconosciuta un’ulteriore riduzione dei costi per altri 12 mesi di Naspi secondo un valore calcolato sull’ultima mensilità spettante di indennità di disoccupazione.

I “paletti” per chi aspira alla pensione in anticipo

Questo tipo di pensione anticipata è riconosciuta ai dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato e iscritti al Fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD) o alle forme sostitutive o esclusive dell’Assicurazione generale obbligatoria, gestite dall’Inps, che abbiano risolto consensualmente il rapporto di lavoro entro il 30 novembre 2023. Ma anche ai dirigenti e ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato di cui all’art. 41, lett. b) e c), del decreto legislativo n. 81/2015. Sempre e solo a patto che manchino meno di 60 mesi per raggiungere i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata.

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Questi sono i vincoli per accedere al contratto di espansione – grantennistoscana.it

Non è invece ammesso il ricorso al contratto di espansione per garantire l’accesso ad altre prestazioni previdenziali, come l’Ape sociale, Opzione donna, Quota 103 o Quota 41. Nei 60 mesi che mancano al raggiungimento dei requisiti necessari per il pensionamento, i beneficiari percepiscono un’indennità mensile pari alla pensione maturata fino a quel momento, oltre alla garanzia che mediante il riconoscimento di una contribuzione figurativa si avrà diritto alla pensione anticipata entro i termini previsti. L’indennità di accompagnamento alla pensione spetta per 13 mensilità, ma non è soggetta a rivalutazione né a reversibilità, e ai fini della tassazione è considerata al pari di un reddito da lavoro subordinato.

A chi conviene e a chi no

La prestazione è cumulabile con i redditi da lavoro, sia dipendente che autonomo, e dunque compatibile con una seconda attività che consenta di incrementare le entrate mensili. Per dirla in numeri, andare in pensione a 62 anni con questa formula comporta una decurtazione di circa un quarto (il 22% per la precisione) dell’assegno per i primi 5 anni, mentre al raggiungimento dei requisiti per la pensione le perdite si attestano tra il 10% e il 15%.

Soprattutto, il lavoratore che esce dall’azienda ma non ha ancora raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni, non gode del versamento dei contributi, per cui percepirà una pensione sensibilmente più bassa. Conviene di più a chi accede al contratto di espansione con l’obiettivo di raggiungere il requisito contributivo per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini, uno in meno per le donne). Ciascuno faccia i suoi conti

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