Nuova legge in arrivo: il Governo potrà attivare microfono e camera del tuo smartphone per spiarti

Presto potrebbe arrivare una norma che consente al Governo di attivare a distanza microfono e fotocamera dello smartphone: scopriamo come!

In molti denunciano il pericolo di una deriva potenzialmente pericolosa per la privacy e la libertà dei cittadini, vediamo di cosa si tratta.

governo potrà spiare i cellulari
Presto camera e microfono degli smartphone potrebbero essere soggetti al controllo governativo – grantennistoscana.it

Non sono pochi quelli che temono l’avvento di un Grande Fratello digitale: una società della sorveglianza dove ogni nostro movimento si vedrà tracciare e scrutare dall’occhio invadente e ipertecnologico dei pubblici poteri, come in una delle tante distopie immaginate dalla fervida mente di Philip K. Dick.

In tempo di intelligenza artificiale e di dispositivi di controllo sempre più sofisticati, il rischio che possa succedere da noi non è da sottovalutare. Altrove accade già.

Ecco come Pechino controlla i suoi cittadini

È ben noto ad esempio che la Cina si serve dei servizi di SenseTime, start-up di Hong Kong da un miliardo di dollari. Nata nel 2014, SenseTime è specializzata nella raccolta, classificazione e lettura dei dati da immagini digitali, video e da altri input visivi. È la branca dell’intelligenza artificiale nota come computer vision o visione artificiale, una delle “armi” indispensabili nella competizione di Pechino con gli Usa sul piano economico e bellico.

Pechino controlla i cittadini
Il Paese del Dragone scruta a fondo i movimenti dei suoi cittadini, e non solo in patria – grantennistoscana.it

In particolare SenseTime spicca per tre attività di sorveglianza strettamente collegate: riconoscimento facciale, verifica umana e analisi delle folle. La prima permette di catturare e identificare i volti delle persone. Successivamente si passa alla seconda fase, quella della verifica umana, dove le immagini raccolte vengono confrontate coi dati già in possesso delle autorità. Infine si giunge alla terza fase, dove si studia come si comportano i grandi assembramenti.

Un’analisi che può servire sia a gestire l’immenso traffico delle megalopoli cinesi, ma anche per capire se stia per esplodere una protesta in modo da bloccarne tempestivamente i responsabili. In sostanza, si fa presto a passare dalla sorveglianza generalizzata alla repressione a comando.

Tanti temono che un simile scenario possa realizzarsi non solo in Cina dove, peraltro, un sondaggio condotto nel 2021 da Beijing News Think Tank ha mostrato come l’87% degli intervistati fosse contrario all’uso del riconoscimento facciale nelle aree commerciali e il 68% anche nelle aree residenziali. Inoltre quasi tutti i partecipanti (96%) erano preoccupati per il rischio di furto dei dati e per possibili violazioni della privacy (91%).

Milioni di telecamere, AI usata per catturare i fuggitivi all’estero

Tanto più che il monitoraggio costante del Dragone sembra essersi spinto ampiamente fuori dai confini nazionali. SenseTime ha collaborato anche con la serie di operazioni del programma Sky Net, grazie alle quali Pechino nel 2021 è riuscita a catturare 1.273 fuggitivi all’estero.

Un’operazione che fa il paio con la recente scoperta di un centinaio di «stazioni di polizia oltremare» alle dipendenze del Ministero della Pubblica sicurezza cinese in almeno 53 Paesi, inclusa l’Italia. Il loro scopo? Sorvegliare la diaspora cinese e i Paesi che la ospitano.

Se consideriamo poi che uno dei programmi di Sky Net è Sharp Eyes, un piano di sorveglianza della popolazione cinese con oltre 200 milioni di telecamere a riconoscimento facciale dislocate un po’ in tutta la Cina, c’è poco da stare allegri.

Microfono e camera attivati da distanza: ecco dove sta per succedere

Il timore è dunque che l’esempio cinese possa essere adottato anche alle nostre latitudini. Per questo più di una voce si è levata per denunciare il pericolo di una «sorveglianza generalizzata» dopo il via libera del Senato francese, che lo scorso 7 giugno ha approvato una controversa disposizione del disegno di legge giustizia.

in quali paesi vi è il controllo dello smartphone
Parigi rischia di seguire l’esempio di Pechino? C’è chi lo teme – grantennistoscana.it

Il progetto di legge permette alle autorità di attivare a distanza, da remoto, la fotocamera o il microfono dello smartphone, ad insaputa degli utenti, in caso di reati di particolare gravità. Si tratta di una misura che si prefigge di geolocalizzare gli indagati in tempo reale e di abilitare l’acquisizione di immagini e suoni da remoto.

Sarà possibile ricorrere a questi strumenti soltanto per indagini volte a contrastare reati di particolare gravità, cioè quelli punibili con almeno 10 anni di carcere come ad esempio i reati di terrorismo e quelli legati alla criminalità organizzata.

Le proteste contro il disegno di legge francese e la difesa del Governo

Resta ancora tutta da vedere la forma finale del provvedimento – che deve ancora superare l’iter per l’approvazione finale da parte del Parlamento – ma già si sono levate le prime voci critiche. Come quella dell’Osservatorio delle libertà e del digitale (OLN) che ha denunciato il pericolo di una inquietante «escalation securitaria» sottolineando il rischio di trasformare ogni dispositivo mobile connesso alla rete in un potenziale «spione».

Pericolo di uno scenario cinese, insomma. Un rischio tanto più alto in un Paese come la Francia dove, secondo dati risalenti a inizio 2023, l’87% dei cittadini possiede almeno uno smartphone. E così la Francia connessa teme di trasformarsi nella Francia spiata.

proteste per controllo smartphone
Entrata del Senato francese: lo scorso 7 giugno è arrivato il via libera al controverso disegno di legge sul controllo a distanza dei dispostivi digitali – grantennistoscana.it

Anche l’ecologista Guy Benarroche ha affondato il colpo contro il disegno di legge approvato dal Senato, accusato di essere «la porta aperta a una sorveglianza generalizzata». La sinistra francese invece ha tentato, senza successo, di sopprimere le disposizioni giudicate «sproporzionate» e potenzialmente pericolose per la privacy dei cittadini.

Dal canto suo il ministro della Giustizia francese ha preso le difese del provvedimento. «Queste tecniche sono già applicate», ha sottolineato il ministro, aggiungendo che installare fisicamente questi dispositivi per monitorare da remoto comporta dei rischi per gli investigatori. Inoltre il disegno di legge, ha spiegato, prevede delle «garanzie importanti» come la necessità di avere l’approvazione di un giudice per l’attivazione a distanza di fotocamere e microfoni del telefonino.

Come si fa a controllare da remoto uno smartphone

Attivare da remoto fotocamera e microfono dello smartphone all’insaputa e senza il consenso del proprietario del dispositivo è un’operazione possibile sul piano teorico e pratico. Per farlo il potenziale aggressore dovrebbe servirsi di un software spyware. Una volta installata sullo smartphone, questa app può effettivamente permettere di controllare da remoto diverse funzionalità del dispositivo mobile. A cominciare da microfono e telecamera.

I modi per “impadronirsi” a distanza dello smartphone altrui caricando app spia sono diversi. I cybercriminali possono approfittare di alcune falle del sistema operativo, di app non sicure, di tecniche di manipolazione psicologica per spingere l’utente a scaricare e installare il software malevolo.

Trojan di Stato, ecco come funziona in Italia

Anche in Italia, almeno a partire dal 2017, si possono usare app per monitorare le attività degli utenti sugli smartphone. Si tratta dei cosiddetti captatori informatici, detti in gergo trojan di Stato. Sono app usate per le ipotesi di reato più gravi: registrano le operazioni degli utenti condividendole poi con le forze dell’ordine. Per poterle usare è necessario installarle preventivamente sui terminali personali della persona destinataria del provvedimento.

trojan di Stato, cosa sono
La legge francese in dicussione in Parlamento si spinge oltre l’uso dei cosiddetti trojan di Stato – grantennistoscana.it

Il disegno di legge approvato dal Senato francese, se rimanesse nella sua attuale forma, si spingerebbe però ben al di là di questa possibilità. Sembra infatti concedere alle Autorità il potere di chiedere la collaborazione ai gestori di app di terze parti allo scopo di raccogliere immagini, video e audio dai terminali degli utenti.

Malgrado la cornice legale in cui queste operazioni dovrebbero svolgersi, appare concreto il pericolo che la privacy degli utenti possa vedersi sacrificare sull’altare della sicurezza e delle indagini di polizia. Un paradosso che questo avvenga proprio in Francia, storica paladina delle libertà e dei diritti dell’individuo.

Si dirà che è a fin di bene. Se non fosse che in un passato non troppo lontano molti inferni politici hanno lastricato la loro strada di buonissime intenzioni. La misura francese dunque potrebbe aprire la via a un precedente destinato a far discutere anche al di là dei confini dell’Esagono.

Impostazioni privacy