Tonno e pesce spada contaminati in Italia | Gli studiosi preoccupati

Nuovo allarme alimentare. Ecco cosa ha trovato un’équipe di ricercatori nel tonno e nel pesce spada del Mediterraneo. 

L’estate è, gastronomicamente parlando, la stagione del pesce. E non solo per chi trascorre le tanto attese ferie in una località di mare. Cosa c’è di meglio nei giorni roventi di luglio e agosto di un piatto fresco e – nutrizionisti ed esperti vari non si stancano mai di ripetercelo – ricco di proprietà utili al nostro organismo? E allora via alle ricette a base di tonno, salmone, trota, pesce spada, e chi più ne ha più ne metta… Ma purtroppo si rischia grosso anche qui. Vediamo cosa hanno scoperto i ricercatori che hanno condotto un nuovo studio scientifico sul pesce del Mediterraneo.

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I contaminanti sono stati rilevati attraverso metodologie mai applicate finora nei muscoli dei pesci. (Grantennistoscana.it)

La ricerca in questione è stata svolta dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo in collaborazione con il Croatian veterinary institute di Spalato e con l’Università politecnica delle Marche, e pubblicata sull’autorevole rivista scientifica Journal of Sea Research. Gli studiosi sono riusciti a rilevare per la prima volta il livello di contaminazione da microplastiche in due specie di pesce comuni nel Mediterraneo: il pesce spada (Xiphias gladius), pescato nel mare Ionio, e il tonno rosso (Thunnus thynnus), proveniente dall’Adriatico. I dati che ne emergono sono a dir poco allarmanti.

La pericolosa contaminazione nei pesci del Mediterraneo

Lo studio ha attirato i riflettori della comunità scientifica e non solo. I contaminanti sono stati rilevati attraverso metodologie mai applicate finora nei muscoli dei pesci, cioè nella parte che effettivamente finisce sulle nostre tavole. A destare particolare allarme è la caratterizzazione dei contaminanti rinvenuti, primo tra tutti il bisfenolo A, un plastificante usato in molti oggetti e classificato come un interferente endocrino, cioè in grado di alterare l’equilibrio ormonale.

pesci contaminati dalle microplastiche nel mediterraneo
Le microplastiche rilevate nei muscoli dei pesci probabilmente sono state ingerite e poi sono traslocate dall’apparato gastro-intestinale ai tessuti circostanti. (Grantennistoscana.it)

“Molti studi precedenti erano incentrati sul contenuto delle sole microplastiche esclusivamente nell’apparato digerente dei pesci”, spiega Federica Di Giacinto, ricercatrice del Centro per la Biologia delle acque dell’Izs Teramo. Mentre la nuova ricerca “ha potuto evidenziare la contaminazione a livello muscolare non solo da microplastiche, ma anche da polimeri e additivi usati per la loro produzione”. È proprio il caso del bisfenolo A. “Le microplastiche che abbiamo rilevato nei muscoli molto probabilmente sono state ingerite dai pesci e poi sono traslocate dall’apparato gastro-intestinale ai tessuti circostanti”, prosegue l’esperta.

Lo studio è stato condotto col supporto finanziario dell’Unione nazionale cooperative italiane (Unci). Mediante l’utilizzo della stereomicroscopia, della microspettroscopia Raman e della cromatografia liquida con spettrometria di massa, ha fatto luce su microplastiche di dimensioni inferiori ai 10 micron e polimeri. Per esempio, polietilentereftalato (PET) e policarbonato (PC), oltre a pigmenti e additivi come il bisfenolo A (BpA) e acido p-ftalico (PTA). Alcune di queste sostanze sono ampiamente utilizzate per la produzione di beni di plastica di largo consumo. E si stanno ancora valutando i loro effetti sulla salute. Il bisfenolo A, per esempio, ad oggi è bandito solo nelle tettarelle e biberon per i neonati.

“Questo lavoro – conclude Di Giacinto – punta a contribuire a una conoscenza più approfondita di queste particolari categorie di inquinanti, sia dal punto di vista dell’estensione del fenomeno, sia applicando nuove metodologie per la loro quantificazione”. Il prossimo step sarà “valutare quale sia il livello di contaminazione in ulteriori animali acquatici, arrivando a una valutazione dell’effettiva esposizione alla quale sono esposti i consumatori”.

Tutti i rischi per la salute dell’uomo

Le microplastiche rappresentano un serio problema ambientale, che ormai interessa gli ecosistemi marini in tutto il mondo. Non solo: sono coinvolti anche quelli di acqua dolce. SI tratta di particelle di dimensioni molto ridotte, comprese tra 0,1 e 5000 micron, in grado di assorbire sostanze tossiche presenti nell’ambiente circostante. In tal modo, espongono la fauna marina e l’essere umano a un crescente rischio di contaminazione.

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I pesci assorbono l’inquinamento e ingeriscono le microplastiche disperse nell’acqua. Di lì ai nostro piatti il passo è breve. (Grantennistoscana.it)

Le microplastiche sono oramai presenti nella catena alimentare acquatica, e chiunque rischia di ingerirle. Ed è significativo che proprio nel Mediterraneo la contaminazione da plastiche, assieme agli additivi usati per i trattamenti a cui sono sottoposte, sia una delle più elevate su scala globale. I pesci assorbono l’inquinamento e ingeriscono le microplastiche disperse nell’acqua. Di lì ai nostri piatti il passo è breve.

Qualche mese fa la rivista americana “Consumer Reports” ha stilato una classifica dei pesci più contaminati dal mercurio, un metallo pesante tossico per gli adulti ed ancora più pericoloso per i bambini. E anche in questo caso i risultati sono tutt’altro che confortanti. I pesci più grandi – come tonno, pesce spada, pesce specchio atlantico, squalo – presentano una quantità maggiore di mercurio rispetto a quelli più piccoli. I secondi, infatti, vengono mangiati dai primi, per cui nel loro organismo si accumula più metallo. La natura prima o poi presenta sempre il conto.

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